… e’ questo un connubio ancora tutto da scoprire per me!
Tanto per cominciare ho sperimentato entrambe le tecniche di produzione del feltro: a secco (needlefelt) e ad umido (con acqua calda e sapone). Ad un certo punto del mio percorso e’ partito il contagio nei confornti di un’amica designer che in un momento particolare si e’ gettata a capofitto in una produzione soprattutto del leggero su grandi dimensioni ed e’ nata una bella collaborazione in cui ci siamo scambiate idee e spunti creativi.
Ho voluto poi “toccare con mano” il sucido, ovvero la lana sporca, intrisa di grasso, con tracce di fango e altro che si autopulisce lavorandola con acqua e sapone… un processo affascinante in cui ho combinato le due tecniche, rifinendo il manufatto con l’ago dopo l’infeltrimento ad umido (nella foto).
Lavorando con i bambini ho proposto un laboratorio all’interno di una materna e guardate nella foto che bel dono fantasioso mi ha fattto una bimba di 4 anni!
Ho pensato anche ad un possibile intervento con il feltro in ambito terapeutico in cui la componente sensoriale del feltro poteva giovare ad un bambino spastico seguito da una mia collega psicomotricista.
Osservando questo bambino giocare con lana, acqua e sapone ho constatato che per lui e’ in primo luogo una bella esperienza tattile e visiva attraverso la quale fare associazioni con i colori, creare forme, sfogare energie e al contempo esercitare la motricita’ fine della mano .